Libano, analista a Nova: “Le dichiarazioni di Macron sono un duro colpo per la classe politica”

Le dichiarazioni del presidente francese, Emmanuel Macron, a Beirut ?sono un duro colpo alla classe politica libanese, già bersaglio nello scorso autunno di forti proteste popolari?. Lo ha dichiarato ad ?Agenzia Nova? Matteo Bressan, docente di Relazioni internazionali e studi strategici presso la Lumsa e analista del Nato Defense College Foundation, commentando la visita di oggi del titolare dell?Eliseo a Beirut meno di 48 ore dopo la duplice esplosione che ha colpito il porto di Beirut, provocando la morte di 137 persone e il ferimento di circa 5 mila. Macron ha annunciato che presenterà un ?nuovo accordo politico? alla leadership libanese e ha sollecitato ?iniziative forti? per combattere la corruzione, favorire la trasparenza e portare avanti le riforme, oltre che garantire la trasparenza del settore bancario. L?esperto ha evidenziato come sia ?significativo che i manifestanti incontrati dal presidente Macron abbiano denunciato la corruzione del sistema, incapace di utilizzare gli aiuti internazionali per il Libano?. Secondo Bressan, tuttavia, ?è difficile tramutare, senza traumi, questa protesta in un?alternativa all?attuale panorama politico?.
Il docente della Lumsa Bressan è intervenuto anche sulla tempestiva visita di Macron a Beirut dopo l?esplosione che ha peggiorato la situazione di un paese già gravemente colpito dalla crisi economica dalla scorsa estate. ?È presto per valutare le intenzioni francesi, ma certamente Macron ha dimostrato grandi capacità di leadership. Tuttavia è evidente a tutti che nessun paese, da solo, può risolvere la crisi libanese con ricette o soluzioni esterne?, ha spiegato Bressan. Parigi e Beirut vantano relazioni storiche e culturali che risalgono al secolo scorso. Dopo la caduta dell?Impero ottomano, dal 1923 il Libano è stato sotto il mandato francese stabilito dalla Società della Nazioni, viatico per l?indipendenza. Negli ultimi mesi del mandato francese, nell?estate del 1943 fu raggiunto un accordo non scritto, il Patto nazionale, che ha istituzionalizzato il confessionalismo a partire dall?indipendenza raggiunta il 22 novembre del 1943.
In un primo momento, subito dopo la duplice esplosione si sono susseguite ricostruzioni che preferivano la pista dell?attentato ? e il possibile coinvolgimento di Israele e del movimento sciita filo-iraniano Hezbollah ? a quella dell?incidente, divenuta via via quella più accreditata, anche se bisognerà attendere i riscontri delle indagini. A tal proposito, l?analista del Nato Defense College Foundation ha affermato: ?È prematuro, sulla base di quanto sappiamo, valutare gli effetti di questa tragedia su Hezbollah. A oggi, al di là delle congetture e dei sospetti, non c?è una relazione tra l?esplosione ed Hezbollah. Non abbiamo una ricostruzione ufficiale di quanto accaduto?. L?esperto ha sottolineato che si può, invece, ?evidenziare che Hezbollah, pur essendo uscito vincitore a livello militare dalla crisi siriana, è parte del governo e quindi oggetto della contestazione che tutta la politica libanese sta subendo per la grave crisi economica in cui si trova il paese?. Inoltre, ?tra una decina di giorni, arriverà il verdetto del Tribunale internazionale che indaga sull?omicidio di Rafiq Hariri e questo, insieme al clima sempre più teso tra Stati Uniti e Israele, da un parte, e Iran ed Hezbollah, dall?altra, potrebbe avere qualche ripercussione?. Dopo il rinvio della sentenza, attesa per domani, ma rimandata al 18 agosto, ?è probabile che il verdetto del Tribunale non faccia altro che confermare chi sostiene la tesi secondo la quale esso sia uno strumento contro Hezbollah e chi invece chiederà il disarmo del Partito di Dio?, ha precisato.
Infine, per quanto riguarda l?annuncio di Israele di voler inviare aiuti al popolo Libano, malgrado i due paesi non abbiano relazioni diplomatiche, Bressan lo ha definito ?un segnale molto interessante, soprattutto perché, sulla base di quanto scritto in un post dall?ambasciatore israeliano in Italia, Dror Eydar, le Forze di difesa israeliane (Idf) avrebbero espresso la disponibilità a fornire aiuto al Libano, attraverso il comandante della missione di interposizione delle Nazioni Unite nel Libano meridionale (Unifil)?. ?Questo dovrebbe farci capire l?importanza della missione Unifil che, è bene ricordarlo, consente, attraverso i meeting del meccanismo tripartito, di far dialogare le Forze armate libanesi e le Idf. Un meccanismo di dialogo prezioso, tra due paesi formalmente in guerra e in un contesto molto più deteriorato del 2006?, ha concluso.

Roma, 06 ago 20:30 – (Agenzia Nova) – Le dichiarazioni del presidente francese, Emmanuel Macron, a Beirut “sono un duro colpo alla classe politica libanese, già bersaglio nello scorso autunno di forti proteste popolari”. Lo ha dichiarato ad “Agenzia Nova” Matteo Bressan, docente di Relazioni internazionali e studi strategici presso la Lumsa e analista del Nato Defense College Foundation, commentando la visita di oggi del titolare dell’Eliseo a Beirut meno di 48 ore dopo la duplice esplosione che ha colpito il porto di Beirut, provocando la morte di 137 persone e il ferimento di circa 5 mila. Macron ha annunciato che presenterà un “nuovo accordo politico” alla leadership libanese e ha sollecitato “iniziative forti” per combattere la corruzione, favorire la trasparenza e portare avanti le riforme, oltre che garantire la trasparenza del settore bancario. L’esperto ha evidenziato come sia “significativo che i manifestanti incontrati dal presidente Macron abbiano denunciato la corruzione del sistema, incapace di utilizzare gli aiuti internazionali per il Libano”. Secondo Bressan, tuttavia, “è difficile tramutare, senza traumi, questa protesta in un’alternativa all’attuale panorama politico”.

Il docente della Lumsa Bressan è intervenuto anche sulla tempestiva visita di Macron a Beirut dopo l’esplosione che ha peggiorato la situazione di un paese già gravemente colpito dalla crisi economica dalla scorsa estate. “È presto per valutare le intenzioni francesi, ma certamente Macron ha dimostrato grandi capacità di leadership. Tuttavia è evidente a tutti che nessun paese, da solo, può risolvere la crisi libanese con ricette o soluzioni esterne”, ha spiegato Bressan. Parigi e Beirut vantano relazioni storiche e culturali che risalgono al secolo scorso. Dopo la caduta dell’Impero ottomano, dal 1923 il Libano è stato sotto il mandato francese stabilito dalla Società della Nazioni, viatico per l’indipendenza. Negli ultimi mesi del mandato francese, nell’estate del 1943 fu raggiunto un accordo non scritto, il Patto nazionale, che ha istituzionalizzato il confessionalismo a partire dall’indipendenza raggiunta il 22 novembre del 1943.

In un primo momento, subito dopo la duplice esplosione si sono susseguite ricostruzioni che preferivano la pista dell’attentato – e il possibile coinvolgimento di Israele e del movimento sciita filo-iraniano Hezbollah – a quella dell’incidente, divenuta via via quella più accreditata, anche se bisognerà attendere i riscontri delle indagini. A tal proposito, l’analista del Nato Defense College Foundation ha affermato: “È prematuro, sulla base di quanto sappiamo, valutare gli effetti di questa tragedia su Hezbollah. A oggi, al di là delle congetture e dei sospetti, non c’è una relazione tra l’esplosione ed Hezbollah. Non abbiamo una ricostruzione ufficiale di quanto accaduto”. L’esperto ha sottolineato che si può, invece, “evidenziare che Hezbollah, pur essendo uscito vincitore a livello militare dalla crisi siriana, è parte del governo e quindi oggetto della contestazione che tutta la politica libanese sta subendo per la grave crisi economica in cui si trova il paese”. Inoltre, “tra una decina di giorni, arriverà il verdetto del Tribunale internazionale che indaga sull’omicidio di Rafiq Hariri e questo, insieme al clima sempre più teso tra Stati Uniti e Israele, da un parte, e Iran ed Hezbollah, dall’altra, potrebbe avere qualche ripercussione”. Dopo il rinvio della sentenza, attesa per domani, ma rimandata al 18 agosto, “è probabile che il verdetto del Tribunale non faccia altro che confermare chi sostiene la tesi secondo la quale esso sia uno strumento contro Hezbollah e chi invece chiederà il disarmo del Partito di Dio”, ha precisato.

Infine, per quanto riguarda l’annuncio di Israele di voler inviare aiuti al popolo Libano, malgrado i due paesi non abbiano relazioni diplomatiche, Bressan lo ha definito “un segnale molto interessante, soprattutto perché, sulla base di quanto scritto in un post dall’ambasciatore israeliano in Italia, Dror Eydar, le Forze di difesa israeliane (Idf) avrebbero espresso la disponibilità a fornire aiuto al Libano, attraverso il comandante della missione di interposizione delle Nazioni Unite nel Libano meridionale (Unifil)”. “Questo dovrebbe farci capire l’importanza della missione Unifil che, è bene ricordarlo, consente, attraverso i meeting del meccanismo tripartito, di far dialogare le Forze armate libanesi e le Idf. Un meccanismo di dialogo prezioso, tra due paesi formalmente in guerra e in un contesto molto più deteriorato del 2006”, ha concluso.